Relazione alla conferenza : energie alternative o nucleare nella Tuscia : quale futuro ?
Antonio Filippi - Dipartimento Reti e Terziario Cgil nazionale
L’incontro di oggi è stata una scelta opportuna, discutere di nucleare a Viterbo significa rimettere al centro dell’attenzione una tematica che ha visto il nostro territorio protagonista attivo negli anni 70-80 e parte degli anni 90, su tutta la questione nucleare in Italia: il cantiere di Montalto di C. è stato il fulcro del confronto.
Chi vi parla ha vissuto dall’interno del cantiere lo scontro tra gli opposti convincimenti vi posso assicurare che è stata un’esperienza sicuramente interessante sotto il profilo politico-sindacale ma da non ripetere mai più per le lacerazioni profonde, indelebili, che sono state lasciate sul territorio tra i lavoratori e tra la popolazione locale.
Ora, come sapete, il Governo ha deciso il ritorno al nucleare in spregio al referendum popolare che nel 1987 decise la fuoriuscita dell’Italia da questa modalità di produzione dell’energia elettrica.
Al Senato è in discussione il Ddl che autorizzerà di nuovo l’uso dell’atomo per produrre energia elettrica.
Più avanti farò brevi osservazioni di merito al Ddl, ora vorrei chiarire le inesattezze che sono circolate in questi ultimi tempi per voce dei rappresentanti del Governo e della maggioranza parlamentare i quali vanno dicendo che nel 1987 ci fu una scelta scellerata dettata dalla paura di Cernobyl, senza riflettere sulle conseguenze.
Vorrei ricordare a tutti che i maggiori partiti politici sia di governo sia dell’opposizione, tranne i Repubblicani e i Liberali, dettero l’indicazione di votare tre “si” come chiesto dal movimento antinucleare.
Due dei tre quesiti, passarono con 80% circa dei voti
Nessuno, voleva rischiare il consenso elettorale, fu quindi una valutazione lucidamente politica, in sintesi, era meglio non continuare a spaccare in maniera trasversale le forze politiche e sociali, su questa delicata questione.
Questa è la verità storica, sono certo che molti degli attuali sostenitori del ritorno all’atomo a quel tempo erano allineati e coperti.
Detto questo vorrei rapidamente analizzare il Ddl (AS 1195) ancora fermo alla commissione industria del Senato, è prevista la votazione finale prima di Pasqua, dopodichè dovrà certamente tornare alla Camera, all’art. 15 prevede la delega al Governo in materia nucleare.
La legge permetterà al Governo di far ripartire il nucleare in Italia.
Tutte le precedenti normative sono annullate, se ci saranno resistenze alla collocazione dei nuovi impianti nucleari nel territorio il governo imporrà la sua decisione richiamandosi all’utilità di Stato, i siti saranno sotto controllo militare, con norme restrittive per eludere i controlli e non informare le popolazioni.
Ci sarà una sola Agenzia per la sicurezza che di fatto avrà le chiavi dell’intero processo, composta da cinque persone nominate dal governo ( strutture come l’Enea, il Cnr, la Sogin verranno depotenziate) .
Non avrà risorse economiche autonome e quindi non potrà operare facilmente per garantire la sicurezza che rimarrà sulla carta.
Il Cipe diventa l’organo che decide la validità delle proposte di costruzione.
Sono previsti presunti benefici in materia di costo dell’energia per le popolazioni dei territori interessati, ma non si garantisce la soglia di sicurezza e la distanza dalle centrali senza la popolazione e le attività lavorative.
Non vengono precisate le distanze dove dovrebbe essere prevista l’evacuazione della popolazione in caso d’incidente.
In sostanza, con questa legge si cerca di mettere i cittadini di fronte al fatto compiuto e immodificabile, con le buone o con le cattive.
Abbiamo tutti coscienza che uno dei problemi più delicati e difficili per il nostro Paese e per l’intero Mondo è quello relativo alla produzione di energia.
La gravità della crisi energetica e climatica è sotto gli occhi di tutti, questo deve spingerci a programmare una politica di forte risparmio energetico, puntando ad un utilizzo massiccio di fonti rinnovabili come il solare e l’eolico.
Nel 2008 in Europa il 43% della nuova capacità produttiva di energia elettrica istallata è stata costituita dall’eolico.
Ogni giorno lavorativo sono state istallate in media 20 turbine, l’occupazione diretta e indiretta offerta dal settore ha toccato le 160.000 unità, sono stati investiti 11 Mld di euro, c’è stato un risparmio annuo di emissioni di 108 milioni di tonnellate di Co2.
L’Italia ha cominciato a credere a questa opzione. Secondo i dati pubblicati la settimana scorsa dall’European Wind Energy sono stati istallati nel 2008 oltre 1000 Mw raggiungendo una capacità totale di 3.736 Mw, il settore occupa attualmente circa 15000 dipendenti.
Siamo molto lontani dalla Germania che occupa 38.000 dipendenti , la Spagna 20.500.
L’Associazione Europea dell’Energia Eolica prevede che nel settore entro il 2020 ci saranno oltre 325.000 occupati, circa 60.000 in Italia, se continua questo trend di crescita, domando: possiamo ancora rimanere indietro non è questa una delle strade da seguire?
Certo dobbiamo stare attenti alle infiltrazione mafiose alla cosiddetta “eolomafia” ma non per questo bisogna rinunciare ad un settore strategico,gli arresti degli ultimi giorni in Sicilia li salutiamo positivamente, come sempre la mafia cerca intrecci con amministratori e politica per fare affari, tocca alla Stato porre rimedio e far rispettare le leggi, questo vale sempre in assoluto per tutte le opere infrastrutturali.
Partendo da queste considerazioni a mio parere quindi l’opzione nucleare non può considerarsi una soluzione del problema energetico per i seguenti motivi:
-necessita di enormi finanziamenti pubblici e la situazione economica attuale non è incoraggiante.
-non è garantita ancora la sicurezza per le popolazioni ed i lavoratori ( a questo proposito voglio leggere quanto prescrive la protezione civile in caso d’incidente nucleare.)
- non ci sono depositi sicuri per le scorie radioattive che dureranno migliaia di anni
-tra il nucleare civile e militare c’è una stretta connessione ( e non vale solo per l’Iran)
-aumentano le disuguaglianze tra paesi tecnologicamente avanzati e paesi poveri
- già oggi c’è scarsità di combustibile nucleare, è in mano a pochi paesi, il costo dal 2000 al 2007 è passato da 7 a 130 dollari per libbra, il premio Nobel Rubbia ci dice che potrebbe arrivare a 500 dollari per libbra.
Nessuno poi ancora ci dice chi dovrebbe pagare il “ decommissioning” a fine ciclo della centrale.
Ricordo che già paghiamo sulle nostre bollette sotto la vocei costi per lo smantellamento delle quattro vecchie centrali nucleari dismesse, il prelievo del 2007 è stato di circa 280 milioni di euro e dobbiamo pagare ancora fino il 2024 quando si presume ci sia stata la bonifica dell’ultimo sito
La più grande risorsa energetica del nostro pianeta è il sole, una fonte che durerà ancora 4 Mld di anni. Un metro quadrato di pannello solare è un barile in meno di petrolio bruciato.
Il 2008 è stato un anno eccezionale per il fotovoltaico italiano.
Il GSE, il gestore dei servizi elettrici, che oltre a registrare gli impianti eroga anche gli incentivi del conto energia ( previsti dal precedente governo) negli scorsi dodici mesi ha comunicato che la crescita è stata del 170%, ovvero, quasi 190 Mw si sono aggiunti ai 90Mw del 2007.
Ad oggi risultano attivi circa 25 mila impianti, in massima parte di piccola dimensione(intorno ai 10 chilowatt).
Lavoro diffuso nel territorio, molti privati cittadini investono nel fotovoltaico invogliati anche dai rendimenti economici che nel lungo periodo fruttano cifre superiori a quelle dei BOT o altri titoli di stato.
Il nostro paese è indietro rispetto ad altri paesi europei, la Germania è leader del settore, ha investito massicciamente sull’energia solare, nonostante le sue 900 ore medie di sole l’anno, in Italia arriviamo ad oltre 1200 ore di sole per anno, una vera miniera pulita,da sfruttare anche per il solare termico, utilizzando i giusti incentivi, previsti dal bonus fiscale del 55% che improvvisamente l’attuale governo aveva eliminato e poi introdotto di nuovo, dopo le numerose proteste sia della famiglie che delle imprese del settore.
Entro il 2020 i 27 leader dell’Unione Europea si sono impegnati in un pacchetto di misure su energia e clima comunitario (etichettato “ 20-20-20” ) ridurre le emissioni di anidride carbonica, aumentare le energie rinnovabili, aumentare l’efficienza energetica.
In coerenza con questa obbiettivi è credibile, come va sostenendo Scajola, che in Italia si possa produrre il 25% dell’energia elettrica con il nucleare?
Necessitano circa 6/7 centrali nucleari con tempi di costruzione in media di 10/12 anni e con costi economici di oltre i 60/70 Mld di euro.
.
Il Governo consapevole che dopo la propaganda è necessario passare ai fatti, sapendo benissimo che i tempi non sono cosi vicini per le nuove centrali, sta seriamente pensando di utilizzare i vecchi siti per accorciare i tempi, quindi, Montalto di C. è una possibile soluzione.
La notizia diffusa pochi giorni fa, che la società TerniEnergia si è aggiudicata, insieme ad un altro operatore, la gara indetta da Enel Green Power per l’istallazione di un impianto fotovoltaico da 6 Mw presso la centrale di Montalto di Castro, con una estensione di poco inferiore ai 10 ettari, sarà il più grande in Italia e il settimo in Europa, ci fa ben sperare per una incompatibilità ambientale.
Comunque una cosa è certa la provincia di Viterbo ha una forte produzione di energia elettrica rispetto alla media sia regionale che nazionale, se poi consideriamo anche le centrali di Civitavecchia, il polo energetico dell’alto Lazio è il più consistente d’Europa
Credo sia necessario informare le popolazioni, gli Enti Locali, le forze politiche,i rappresentanti istituzionali è bene che facciano sentire da subito la loro voce, tutti devono avere consapevolezza del problema che si ripresenta in questa Provincia.
L’ultimo sondaggio dell’Eurispes in materia di nucleare afferma che il 45,7% degli italiani è contrario, il 38,3% è favorevole, e il restante 16% è indeciso; come si evince siamo lontani dalle percentuali del referendum del 1987.
La crisi economica e occupazionale che sta attraversando anche la Tuscia porterà molti spunti di argomentazione per un'eventuale decisione di merito, ma come ho cercato di illustrare in questa breve introduzione, in tutto il mondo, a partire dal nuovo presidente degli Stati Uniti, si cercano strade alternative per l’Energia, Obama ha stanziato 150 Mld di dollari nelle rinnovabili e prevede circa 5 milioni di nuovi posti di lavoro.
Sarebbe anacronistico che l’Italia scegliesse ora di rientrare nel nucleare utilizzando una tecnologia superata, quando tra 10/12 anni saranno ultimate le centrali avremmo macchine fuori mercato.
Ci vuole lungimiranza e coraggio, dobbiamo scegliere il nuovo modello energetico per il futuro che tenga conto sia dello sviluppo sia del lavoro,ma soprattutto della salvaguardia del clima del Pianeta, perchè poi, altrimenti, lo pagheremo tutti a caro prezzo.
Viterbo 20/02/09
Antonio Filippi - Dipartimento Reti e Terziario Cgil nazionale
L’incontro di oggi è stata una scelta opportuna, discutere di nucleare a Viterbo significa rimettere al centro dell’attenzione una tematica che ha visto il nostro territorio protagonista attivo negli anni 70-80 e parte degli anni 90, su tutta la questione nucleare in Italia: il cantiere di Montalto di C. è stato il fulcro del confronto.
Chi vi parla ha vissuto dall’interno del cantiere lo scontro tra gli opposti convincimenti vi posso assicurare che è stata un’esperienza sicuramente interessante sotto il profilo politico-sindacale ma da non ripetere mai più per le lacerazioni profonde, indelebili, che sono state lasciate sul territorio tra i lavoratori e tra la popolazione locale.
Ora, come sapete, il Governo ha deciso il ritorno al nucleare in spregio al referendum popolare che nel 1987 decise la fuoriuscita dell’Italia da questa modalità di produzione dell’energia elettrica.
Al Senato è in discussione il Ddl che autorizzerà di nuovo l’uso dell’atomo per produrre energia elettrica.
Più avanti farò brevi osservazioni di merito al Ddl, ora vorrei chiarire le inesattezze che sono circolate in questi ultimi tempi per voce dei rappresentanti del Governo e della maggioranza parlamentare i quali vanno dicendo che nel 1987 ci fu una scelta scellerata dettata dalla paura di Cernobyl, senza riflettere sulle conseguenze.
Vorrei ricordare a tutti che i maggiori partiti politici sia di governo sia dell’opposizione, tranne i Repubblicani e i Liberali, dettero l’indicazione di votare tre “si” come chiesto dal movimento antinucleare.
Due dei tre quesiti, passarono con 80% circa dei voti
Nessuno, voleva rischiare il consenso elettorale, fu quindi una valutazione lucidamente politica, in sintesi, era meglio non continuare a spaccare in maniera trasversale le forze politiche e sociali, su questa delicata questione.
Questa è la verità storica, sono certo che molti degli attuali sostenitori del ritorno all’atomo a quel tempo erano allineati e coperti.
Detto questo vorrei rapidamente analizzare il Ddl (AS 1195) ancora fermo alla commissione industria del Senato, è prevista la votazione finale prima di Pasqua, dopodichè dovrà certamente tornare alla Camera, all’art. 15 prevede la delega al Governo in materia nucleare.
La legge permetterà al Governo di far ripartire il nucleare in Italia.
Tutte le precedenti normative sono annullate, se ci saranno resistenze alla collocazione dei nuovi impianti nucleari nel territorio il governo imporrà la sua decisione richiamandosi all’utilità di Stato, i siti saranno sotto controllo militare, con norme restrittive per eludere i controlli e non informare le popolazioni.
Ci sarà una sola Agenzia per la sicurezza che di fatto avrà le chiavi dell’intero processo, composta da cinque persone nominate dal governo ( strutture come l’Enea, il Cnr, la Sogin verranno depotenziate) .
Non avrà risorse economiche autonome e quindi non potrà operare facilmente per garantire la sicurezza che rimarrà sulla carta.
Il Cipe diventa l’organo che decide la validità delle proposte di costruzione.
Sono previsti presunti benefici in materia di costo dell’energia per le popolazioni dei territori interessati, ma non si garantisce la soglia di sicurezza e la distanza dalle centrali senza la popolazione e le attività lavorative.
Non vengono precisate le distanze dove dovrebbe essere prevista l’evacuazione della popolazione in caso d’incidente.
In sostanza, con questa legge si cerca di mettere i cittadini di fronte al fatto compiuto e immodificabile, con le buone o con le cattive.
Abbiamo tutti coscienza che uno dei problemi più delicati e difficili per il nostro Paese e per l’intero Mondo è quello relativo alla produzione di energia.
La gravità della crisi energetica e climatica è sotto gli occhi di tutti, questo deve spingerci a programmare una politica di forte risparmio energetico, puntando ad un utilizzo massiccio di fonti rinnovabili come il solare e l’eolico.
Nel 2008 in Europa il 43% della nuova capacità produttiva di energia elettrica istallata è stata costituita dall’eolico.
Ogni giorno lavorativo sono state istallate in media 20 turbine, l’occupazione diretta e indiretta offerta dal settore ha toccato le 160.000 unità, sono stati investiti 11 Mld di euro, c’è stato un risparmio annuo di emissioni di 108 milioni di tonnellate di Co2.
L’Italia ha cominciato a credere a questa opzione. Secondo i dati pubblicati la settimana scorsa dall’European Wind Energy sono stati istallati nel 2008 oltre 1000 Mw raggiungendo una capacità totale di 3.736 Mw, il settore occupa attualmente circa 15000 dipendenti.
Siamo molto lontani dalla Germania che occupa 38.000 dipendenti , la Spagna 20.500.
L’Associazione Europea dell’Energia Eolica prevede che nel settore entro il 2020 ci saranno oltre 325.000 occupati, circa 60.000 in Italia, se continua questo trend di crescita, domando: possiamo ancora rimanere indietro non è questa una delle strade da seguire?
Certo dobbiamo stare attenti alle infiltrazione mafiose alla cosiddetta “eolomafia” ma non per questo bisogna rinunciare ad un settore strategico,gli arresti degli ultimi giorni in Sicilia li salutiamo positivamente, come sempre la mafia cerca intrecci con amministratori e politica per fare affari, tocca alla Stato porre rimedio e far rispettare le leggi, questo vale sempre in assoluto per tutte le opere infrastrutturali.
Partendo da queste considerazioni a mio parere quindi l’opzione nucleare non può considerarsi una soluzione del problema energetico per i seguenti motivi:
-necessita di enormi finanziamenti pubblici e la situazione economica attuale non è incoraggiante.
-non è garantita ancora la sicurezza per le popolazioni ed i lavoratori ( a questo proposito voglio leggere quanto prescrive la protezione civile in caso d’incidente nucleare.)
- non ci sono depositi sicuri per le scorie radioattive che dureranno migliaia di anni
-tra il nucleare civile e militare c’è una stretta connessione ( e non vale solo per l’Iran)
-aumentano le disuguaglianze tra paesi tecnologicamente avanzati e paesi poveri
- già oggi c’è scarsità di combustibile nucleare, è in mano a pochi paesi, il costo dal 2000 al 2007 è passato da 7 a 130 dollari per libbra, il premio Nobel Rubbia ci dice che potrebbe arrivare a 500 dollari per libbra.
Nessuno poi ancora ci dice chi dovrebbe pagare il “ decommissioning” a fine ciclo della centrale.
Ricordo che già paghiamo sulle nostre bollette sotto la voce
La più grande risorsa energetica del nostro pianeta è il sole, una fonte che durerà ancora 4 Mld di anni. Un metro quadrato di pannello solare è un barile in meno di petrolio bruciato.
Il 2008 è stato un anno eccezionale per il fotovoltaico italiano.
Il GSE, il gestore dei servizi elettrici, che oltre a registrare gli impianti eroga anche gli incentivi del conto energia ( previsti dal precedente governo) negli scorsi dodici mesi ha comunicato che la crescita è stata del 170%, ovvero, quasi 190 Mw si sono aggiunti ai 90Mw del 2007.
Ad oggi risultano attivi circa 25 mila impianti, in massima parte di piccola dimensione(intorno ai 10 chilowatt).
Lavoro diffuso nel territorio, molti privati cittadini investono nel fotovoltaico invogliati anche dai rendimenti economici che nel lungo periodo fruttano cifre superiori a quelle dei BOT o altri titoli di stato.
Il nostro paese è indietro rispetto ad altri paesi europei, la Germania è leader del settore, ha investito massicciamente sull’energia solare, nonostante le sue 900 ore medie di sole l’anno, in Italia arriviamo ad oltre 1200 ore di sole per anno, una vera miniera pulita,da sfruttare anche per il solare termico, utilizzando i giusti incentivi, previsti dal bonus fiscale del 55% che improvvisamente l’attuale governo aveva eliminato e poi introdotto di nuovo, dopo le numerose proteste sia della famiglie che delle imprese del settore.
Entro il 2020 i 27 leader dell’Unione Europea si sono impegnati in un pacchetto di misure su energia e clima comunitario (etichettato “ 20-20-20” ) ridurre le emissioni di anidride carbonica, aumentare le energie rinnovabili, aumentare l’efficienza energetica.
In coerenza con questa obbiettivi è credibile, come va sostenendo Scajola, che in Italia si possa produrre il 25% dell’energia elettrica con il nucleare?
Necessitano circa 6/7 centrali nucleari con tempi di costruzione in media di 10/12 anni e con costi economici di oltre i 60/70 Mld di euro.
.
Il Governo consapevole che dopo la propaganda è necessario passare ai fatti, sapendo benissimo che i tempi non sono cosi vicini per le nuove centrali, sta seriamente pensando di utilizzare i vecchi siti per accorciare i tempi, quindi, Montalto di C. è una possibile soluzione.
La notizia diffusa pochi giorni fa, che la società TerniEnergia si è aggiudicata, insieme ad un altro operatore, la gara indetta da Enel Green Power per l’istallazione di un impianto fotovoltaico da 6 Mw presso la centrale di Montalto di Castro, con una estensione di poco inferiore ai 10 ettari, sarà il più grande in Italia e il settimo in Europa, ci fa ben sperare per una incompatibilità ambientale.
Comunque una cosa è certa la provincia di Viterbo ha una forte produzione di energia elettrica rispetto alla media sia regionale che nazionale, se poi consideriamo anche le centrali di Civitavecchia, il polo energetico dell’alto Lazio è il più consistente d’Europa
Credo sia necessario informare le popolazioni, gli Enti Locali, le forze politiche,i rappresentanti istituzionali è bene che facciano sentire da subito la loro voce, tutti devono avere consapevolezza del problema che si ripresenta in questa Provincia.
L’ultimo sondaggio dell’Eurispes in materia di nucleare afferma che il 45,7% degli italiani è contrario, il 38,3% è favorevole, e il restante 16% è indeciso; come si evince siamo lontani dalle percentuali del referendum del 1987.
La crisi economica e occupazionale che sta attraversando anche la Tuscia porterà molti spunti di argomentazione per un'eventuale decisione di merito, ma come ho cercato di illustrare in questa breve introduzione, in tutto il mondo, a partire dal nuovo presidente degli Stati Uniti, si cercano strade alternative per l’Energia, Obama ha stanziato 150 Mld di dollari nelle rinnovabili e prevede circa 5 milioni di nuovi posti di lavoro.
Sarebbe anacronistico che l’Italia scegliesse ora di rientrare nel nucleare utilizzando una tecnologia superata, quando tra 10/12 anni saranno ultimate le centrali avremmo macchine fuori mercato.
Ci vuole lungimiranza e coraggio, dobbiamo scegliere il nuovo modello energetico per il futuro che tenga conto sia dello sviluppo sia del lavoro,ma soprattutto della salvaguardia del clima del Pianeta, perchè poi, altrimenti, lo pagheremo tutti a caro prezzo.
Viterbo 20/02/09